VIAGGIO ALTERNATIVO IN KAZAKISTAN: ITINERARIO DA OVEST AD EST

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Dopo il recente viaggio in Turkmenistan del mese scorso, eccoci nuovamente impegnati in Asia Centrale ma questa volta per un lungo, lunghissimo viaggio on the road in Kazakistan! Solito doppio volo con scalo ad Istanbul per raggiungere la nostra destinazione finale ad ovest del paese: benvenuti ad Aktau il capoluogo della spettacolare regione del Mangystau. Obiettivo di questi primi 4/5 giorni andare in esplorazione dell’interstellare deserto del Mangystau. Ad attenderci una volta atterrati ad Aktau, c’è la nostra guida Едуард specializzato in Mangystau ma che ci porterà ad ogni latitudine del paese. Se ancora non ci seguite, ricordate di iscrivervi al nostro canale YouTube per tutti i video di viaggio e seguirci su Instagram per le anticipazioni.

Cosa serve per fare un viaggio in Kazakistan?

A differenza delle complicazioni per l’ingresso nel vicino Turkmenistan, per noi italiani arrivare in Kazakistan è semplicissimo! Nessun visto di ingresso e all’arrivo troverete direttamente un nuovo timbro sul vostro passaporto! La moneta è il Tenge Kazako e ricordate che l’unica cosa di cui avrete bisogno sarà internet se volete visitare il paese come noi, on the road. Noi come sempre ci siamo affidati a SAILY. Il nostro primo pensiero è quello di avere subito una connessione ad internet, così per navigare durante anche questo viaggio, abbiamo scelto il servizio di eSIM di Saily. Sarà sufficiente scaricare l’APP di Saily sul vostro smartphone o da sito, aggiungere il nostro codice sconto ENONTHEROAD così da avere subito un -15%! A differenza di altre eSIM la comodità di Saily è che se ne compra ed installa nel telefono solamente una, unica e valida per tutto il mondo. Dettaglio non da poco perché abbiamo diversi Paesi da andare a visitare ancora!

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Itinerario di viaggio in Kazakistan: giorno 1

Dopo una rapida colazione nei dintorni dell’aeroporto di Aktay eccoci subito in macchina per affrontare le prime ore di viaggio. Sono le 7 di mattina e abbiamo tutta la giornata davanti a noi da poter sfruttare. Come prima tappa da fare abbiamo quella del Mangyshlak un vasto territorio caratterizzato da pietre e massi giganteschi che sembrano quasi esplosi da un’enorme eruzione vulcanica. In realtà quello che stiamo ammirando è la testimonianza di un antico oceano. L’oceano Tetide. Soffermandosi su alcune pietre possiamo infatti notare fossili di conchiglie. Fin da subito nella regione del Mangystau ci si sente proiettati in un’altra dimensione, un pianeta lontano non umano. Interstellare ci verrebbe da dire, per riprendere le note del famoso film. Noi abbiamo scelto di visitare il Kazakistan a fine marzo. Siamo gli unici avventurieri in queste zone il che ci fa apprezzare ancora di più l’esperienza. Dopo i primi voli con il drone decidiamo di spostarci.  

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Cosa vedere in Kazakistan: deserto del Mangystau

Prossime tappe: Kokala e Monte Sherkala. Visitare il deserto del Mangystau significa entrare completamente a stretto contatto con natura di milioni di anni. Questi sono territori giurassici che devono la loro spettacolarità al sapore ancora autentico ed incontaminato dal turismo di massa. Un viaggio in Kazakistan è qualcosa che si sente ben poco dire. Vado in ferie in Kazakistan! Noi occidentali associamo facilmente Kazakistan a guerre e situazioni di pericolo in realtà quelli sono scenari più a sud con Stati irrequieti come Afghanistan ed Iran. Purtroppo si sente spesso parlare di viaggi on the road tra i Parchi Americani, con l’Arizona e lo Utah quando invece avreste la possibilità di spendere 10 volte di meno per visitare il deserto del Mangystau! Qui si trovano canyon spettacolari, altipiani desertici e imponenti rocce calcaree, modellate con estrema precisione dal vento e dagli agenti atmosferici nel corso di milioni di anni. La particolarità di queste formazioni deriva dal lento e progressivo ritiro degli antichi mari preistorici, che hanno lasciato in eredità vasti depositi salini e rocce sedimentarie multicolori.

Vivere come nomadi nel deserto del Mangystau

La regione del Mangystau offre uno sguardo affascinante su una cultura antica e tradizionale, caratterizzata da comunità nomadi che mantengono vive pratiche e stili di vita tramandati da generazioni. Gli abitanti allevano principalmente cammelli, pecore e capre, e vivono in yurte, tradizionali abitazioni nomadi facilmente trasportabili, costruite con materiali naturali quali feltro e legno. Oltre all’allevamento, la popolazione locale pratica attività come la tessitura e la produzione di tappeti, realizzati a mano con tecniche secolari. Qui parteciperemo alla vita quotidiana dei nomadi assaporando specialità culinarie locali come il kurt (formaggio essiccato), lo shubat (bevanda a base di latte di cammello) e il beshbarmak, un piatto tradizionale a base di carne e pasta fatta in casa.

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Viaggio in Kazakistan: giorno 2 nel Mangystau

Dopo vari stop in più punti per foto e video, eccoci giunti nello cartolina finale di questo primo giorno nel Mangystau dove accamparci. Scordatevi ovviamente hotel o deserti imborghesiti come ne abbiamo visti in Marocco o nel viaggio in Giordania. Qui si campeggia dove capita lontani da ogni genere di servizi, così non rimane che montare la tenda. Quello che ci mancherà davvero sarà acqua e sapone per una doccia ma in fondo staremo qui “solo” 4 notti! Il primo giorno si conclude così con un tramonto da sogno e con l’incontro di una giovane coppia di sposi in abiti tradizionali che si concedono per qualche foto insieme a noi e anche per delle riprese incredibile dal drone! Ovviamente potete vedere i video completi sul nostro canale YouTube @enontheroad iscrivetevi! La notte passa veloce a causa dell’enorme stanchezza che ci accompagna tra il viaggio dall’Italia e la prima giornata di esplorazione. Siamo stati battuti da un vento fortissimo ma non siamo volati via! 

Grand Canyon? Meglio il deserto del Mangystau

Il secondo giorno nel Mangystau inizia con la visita del Ybykty say Canyon che, come recita il cartello all’arrivo, è comparabile per conformazione al più noto Antelope Canyon in Arizona. Questo spot deve essere particolarmente famoso ed apprezzato anche dai local perché ne troviamo molti qui a differenza delle altre parti e tutti si stanno organizzando per un pranzo in famiglia. Dopo aver esplorato il canyon dentro e dall’alto è tempo anche per noi di mangiare. Pasto veloce perché è tempo di muoversi. Dobbiamo fare circa 4 ore di strada con sosta obbligata al supermercato per garantirci la sopravvivenza dei prossimi 3 giorni da trascorrere nel nulla. In un tratto di strada, ai lati, abbiamo trovato anche un tipico banchetto in stile “autogrill Kazako”. Qui vendono lo Shubat il tipico latte fermentato di cui vanno matti in Kazakistan e lo bevono sempre durante i pasti o nel dopo cena, da solo e nel caffè. A noi è sembrato un bel po’ impegnativo (sembra un arrosticino liquido!) ma lo abbiamo assaggiato per non far dispiacere la nostra guida! Dicevamo supermercato e poi altri chilometri desertici in auto per raggiungere la destinazione di oggi: Tiramisù.

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Tiramisù: la parte più bella del deserto in Mangystau

Arriviamo nel nostro nuovo “hotel” per oggi ed è notte fonda. Montiamo in fretta la tenda con un vento terribile e senza punti di riferimento all’orizzonte. Organizziamo la cena con tutti i nuovi acquisti fatti al supermercato ed è ora di mettersi a dormire. La vera sorpresa è giusto all’indomani. Aperta la zip della nostra tenda arriva la magia! Improvvisamente ci sembra di essere su un altro pianeta. La Luna o più probabile Marte. Davanti a noi vediamo montagne e speroni di roccia di forme e colorazioni uniche. Colori variegati con tonalità bianche sfumate di rosa in base anche a come batte il sole. Sembrano proprio savoiardi con mascarpone. Le punte invece sono marroni per completare il nostro tiramisù con del rigoroso cacao amaro. È incredibile il paesaggio qui! Sembra ad un tratto di essere diventati protagonisti di Interstellar! Le immagini dall’alto dei nostri droni esaltano ancora di più lo spettacolo naturale a cui stiamo assistendo ma il nostro tempo è terminato. Ci spostiamo in uno dei punti poco distanti da dove abbiamo campeggiato. Nel bel mezzo di una piana, si innalza una splendida montagna variopinta come se fosse uno scacco di tiramisù in un piatto. C’è un vento estremo ma i nostri droni seppur a fatica continuano a reggere il colpo! Da qui iniziamo invece un lungo giro esplorativo partendo dai punti più alti fino a scendere verso valle dove poi cercheremo una nuova area di sosta per la notte. 

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Trekking ed ospitalità durante un viaggio in Kazakistan

In questa giornata toccheremo anche i vari punti di interesse di Bozjyra, un percorso che si snoda su 3 livelli: alto, medio e basso, dove poi ci fermeremo per la notte. Iniziamo dunque da quello alto. La giornata nel complesso non è brutta ma c’è un vento terribile che però crea una sorta di nebbia con la sabbia. Il panorama è mistico e spettrale allo stesso tempo. Sfidiamo la sorte e lanciamo in aria il nostro drone realizzando degli scatti indimenticabili qui! La visita continua fino alla sosta pranzo. È arrivato l’ora del trekking nella parte media di Bozjyra. Ci arrampichiamo su una montagna per ammirare il panorama da un punto di vista assolutamente esclusivo. Qui uno dei momenti più belli del viaggio che fanno anche capire bene qual è il tipo di accoglienza di questo popolo. Incontriamo dei ragazzi Kazaki insieme ad un ragazzo Turkmeno. Come noi stanno raggiungendo la vetta di questo trekking con le rispettive bandiere per fare qualche foto patriottica e di fratellanza tra i rispettivi paesi. Nonostante avessimo fatto già pranzo con della frutta, ci invitano a fermarci e restare a pranzo con loro. Hanno preparato un gigantesco piatto di Kurdaq, tipico piatto a base di carne, con fiumi di vodka e the. Mangiamo scalzi con la tavola imbandita sopra un tappeto. Ci capiamo poco ma il tasso alcolemico aiuta a diventare amici per sempre! Risate e cioccolata finale e il nostro tempo è finito. Percorriamo gli ultimi chilometri per immortalare il tramonto e il nostro super mezzo 4×4 sventolando la splendida bandiera del paese. È tempo ora di montare nuovamente il campo tendato e preparare la cena. 

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Viaggio in Kazakistan nel deserto del Mangystau: giorno 3

Nuovo giorno di viaggio in Kazakistan qui nel Mangystau, la notte è passata bene il vento si è finalmente placato. Smontiamo tutto e ci spostiamo verso la città du Жанаозен. Oltre ad un rapido salto in farmacia a causa di un leggero mal di gola il nostro autista decide che è arrivato il momento di lavarci! Probabilmente facciamo schifo anche a lui! Ci porta a casa di alcuni parenti per farci finalmente fare la prima doccia da quando siamo arrivati qui con sosta su un bagno (vero!). Puliti e profumati come fiorellini, ai margini della città ci fermiamo per un rapido pranzo. Ora ci attendono altre 4 ore di auto per raggiungere la nostra ultima vera tappa nel deserto del Mangystau. Destinazione lago di Tuzbair. Attraversiamo deserto e steppa e siamo come sempre fuori dal mondo. No turisti, nessun segnale telefonico. Solo noi come puntini nell’universo! In ogni caso alla fine, eccoci finalmente giunti nel famoso punto di Tuzbair.

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Lago salato di Tuzbair: l’ultima perla del Mangystau

Questo è un enorme lago salato naturale. In base alla stagione che sceglierete per visitare questa zona, troverete il lago in una veste differente. Noi non solo per questo ma in generale, abbiamo optato per fine marzo/inizi di aprile per questa meta. Il lago Tuzbair è pieno di acqua a causa delle intense piogge dei giorni precedenti al nostro arrivo. Questo fa sì che possiamo goderne appieno sfruttandolo come specchio per simpatici giochi di riflessi dal drone. Abbiamo volato fino a notte. Luogo incantevole. Da un lato la possente costa frastagliata con motivi che sembrano ricamati a mano. Dall’altra parte il lago. Nel periodo estivo potrete ammirarlo in maniera altrettanto spettacolare arido e con gli scacchi di sale in rilievo. Qualcosa di simile a quello che abbiamo incontrato l’indomani, nel folle viaggio verso Aralsk. La notte è stata particolarmente rigida a Tuzbair, ma la sveglia delle 6 con le prime luci dell’alba ci regala l’ultimo regalo del Mangystau. 

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Viaggio verso il Lago d’Aral e la città fantasma di Aralsk

Come dicevamo, sveglia presto e ci attende una giornata lunga, faticosa e piena di insidie con altrettanti dilemmi. Quando parliamo di un viaggio in Kazakistan dobbiamo tenere bene a mente per un viaggio che ci muoviamo all’interno di uno dei paesi più estesi del mondo! E la follia del nostro itinerario di viaggio in Kazakistan è che andremo da Aktau a Semej tagliando in orizzontale l’intero paese. Ma una follia alla volta perché ora l’obiettivo è raggiungere l’iconica cittadina di Aralsk. Vogliamo andare a vedere con i nostri occhi uno degli scempi più rilevanti compiuti dall’uomo. Il lago d’Aral e la sua triste storia divisa a metà tra Uzbekistan e Kazakistan. Per raggiungere il piccolo Aral (che appunto rimane nel lato Kazako) abbiamo due possibilità: o strada asfaltata per 1600km di percorrenza oppure steppa per circa 600km. Sebbene rimarremo in Kazakistan 10 giorni pieni, non abbiamo tempo di fare l’asfalto! Non a caso ci stiamo facendo supportare dal nostro autista con il suo mezzo d’eccezione! Inizia così il nostro epico viaggio verso il lago di Aral. Oltre 600km dove non avremo mai punti di riferimento visivi se non il nostro GPS. Alterniamo sterrato a sabbia a steppa pura con timida vegetazione verde che prova a resistere a condizioni estreme. Oggi il tratto di “strada” è particolarmente condizionato anche da buche profonde. In certi momenti ci siamo sentiti davvero smarriti. Come se provaste a navigare l’oceano in pedalò completamente da soli seguendo solo dei punti GPS. Un’esperienza davvero estrema quanto indimenticabile. 

Cosa vedere sul Lago d’Aral in Kazakistan (Piccolo Aral)

Tra una piccola pausa e l’altra eccoci a tramonto inoltrato verso la fine del nostro offroad estremo. Ce l’abbiamo fatta! Si scorge dietro qualche collina timidamente ciò che rimane del lago d’Aral. Questo qualche decina di anni fa, era il 4º lago più grande del mondo. Era un unico enorme bacino diviso tra l’attuale Uzbekistan ed il Kazakistan. Aveva due fiumi come principali sostenitori della riserva d’acqua ma ai tempi dell’Unione Sovietica, si decise per fare business con la coltivazione del cotone. I corsi dei due fiumi vennero deviati per l’irrigazione e il lago d’Aral iniziò la sua ritirata. Per questo oggi si parla di Piccolo Aral nel lato Kazako e grande Aral nel lago Uzbeko. Con il ritiro progressivo delle acque quello che un tempo era un enorme lago si è diviso in due parti. Dicevamo che il nostro obiettivo è di visitare la città ormai desertica di Aralsk poiché questo era un luogo nato intorno al lago d’Aral e all’industria ittica. In città possiamo vedere il porto, le barche e le gru che sollevavano i carichi da e per le navi. Peccato che oggi affacciarsi qui significa respirare la tragedia compiutasi sulla pelle delle persone del posto.

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Storia del lago d’Aral e il dramma di Aralsk e Aralsk 7

Il lago non c’è più, rimangono sporadiche pozze d’acqua salmastra. Quel lago che prima lambiva la città, dopo il disastro si è ritirata a 60km di distanza da Aralsk. Riuscite ad immaginarlo? L’acqua ha lasciato il posto a terre aride, desertiche e chimiche dovuto ai pesticidi utilizzati sempre nelle piantagioni di cotone. Dopo la prima notte passata non in tenda ma in un motel che quasi ci fa rimpiangere il campeggio, alle prime luci dell’alba ci svegliamo per fare due passi in centro. C’è una desolazione estrema. Strade di sabbia, case in apparente stato di abbandono e pochissime persone in giro. La maggior parte dei residenti dopo la tragedia, ha cercato fortuna altrove. Vediamo molti bambini a piedi che vanno verso le rispettive scuole. Tutti ci scrutano con curiosità e stupore allo stesso tempo. Chissà da quanto non vedono un turista qui. Qualcuno ci ferma per chiedere da dove arriviamo e quando diciamo dall’Italia li vediamo sorridere e come sempre in Asia tirano fuori una lista di nomi di calciatori storici. Roberto Baggio va per la maggiore! 

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Aralsk: la città fantasma del Lago di Aral

Dopo aver immortalato la città dall’alto visitiamo il piccolo museo del centro che ripercorre le tappe storiche del lago. Un museo davvero ben fatto con reperti ed immagini molto interessanti. Il dramma in queste zone è su più fronti. Da un lato la catastrofe ambientale dall’altro quella umana. Chi viveva di pesca (quasi la totalità delle persone) non ha più avuto di che vivere. Anche perché il ritiro delle acque ha portato gradualmente, ma in tempi comunque rapidi, ad innalzare clamorosamente il livello di salinità del bacino d’acqua restante, rendendolo tossico anche per i pesci rimanenti che sono tutti morti. L’aspetto positivo della storia però, almeno per ciò che riguarda il Kazakistan si chiama diga del Kokaral. Con questo intervento almeno nel lato Kazako il problema del Lago d’Aral si sta mitigando. Con la costruzione della diga nel 2005 e il ripristino degli affluenti, nella parte del Kazakistan il lago sta tornando a riempiersi. Oggi l’acqua sta tornando e si trova a 20km da Aralsk dai 60km a cui era arrivato. Poco distante da qui c’è anche quella che era un tempo l’isola segreta di Isola di Vozroždenie che però formalmente è in Uzbekistan. Qui sono state progettate le più temibili armi batteriologiche.

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Baikonur e lo shuttle segreto del Buran in Kazakistan

Il nostro tempo qui ad Aralsk sul lago di Aral è terminato. Ora arriva la parte più complessa del viaggio per insidie e tempistiche. L’obiettivo iniziale è quello di provare ad affacciarci nella città di Baikonur a circa 200km di distanza. La città di Baikonur e il territorio che comprende il famoso Cosmodromo è a tutti gli effetti un territorio Russo. Appena arrivati notiamo subito un checkpoint militare di ingresso con la bandiera della Russia che sventola. A quanto pare non ci è concesso di entrare nemmeno in città poiché siamo Europei e a causa del momento storico e geopolitico che stiamo vivendo. Va fatta una richiesta con largo anticipo e capire poi se si viene accettati o meno. Lo scopo vero per noi non era entrare a Baikonur città bensì provare ad entrare nell’hangar segreto che nasconde il famoso shuttle Sovietico Buran. Stando alle nostre informazioni l’unico modo è farlo illegalmente con il rischio di essere arrestati. Noi chiaramente evitiamo ma cerchiamo di farci aiutare da un contatto che lavora in polizia che però ci dice essere troppo rischioso. A questo punto scatta direttamente il piano B, che era in realtà una tappa già programmata ma se non altro guadagniamo tempo. Destinazione Semej Semipalatinsk, il punto più ad est del nostro viaggio in Kazakistan nonché il più radioattivo del mondo!

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Il lungo viaggio verso Semipalatinsk in Kazakistan

Bene, a questo punto inizia la vera impresa! Il nostro viaggio in Kazakistan ora si sposta da Baikonur a Semej per 1900km su strada (dichiarata) asfaltata ma faremo dei pezzi interminabili da incubo. Il navigatore segna 28h di tempo di percorrenza. Non lo avevamo mai visto prima un numero così da trascorrere alla guida. Per questa prima giornata decidiamo di fare solo 6 ore circa di guida riposandoci un po’ e cercando di dare il massimo l’indomani. Sosta in un tristissimo motel lungo strada e cena all’interno del ristorante della struttura che fortunatamente era buono. La mattina successiva ore 7:30 siamo già in viaggio. La famosa strada che in teoria sarebbe dovuta essere asfaltata, si presenta o inesistente (da asfaltare e creare da zero ancora!) mentre più avanti infinitamente ricca di buche. Siamo stati fermati due volte dalla polizia a distanza di 1km una dall’altra. Dopo infinite buche durissime prese, arriviamo in una piccola città e al momento di fare il pieno di gas, ci accorgiamo della novità: abbiamo rotto il radiatore! Dopo un’affannosa ricerca di un qualche prodotto miracoloso e una breve sosta a pranzo per capire come reagisse il nostro 4×4, finalmente ripartiamo con nuove variabili in più!

Viaggio in Kazakistan: sosta nella città di Karaganda

La città di Karaganda meriterebbe una visita dedicata di almeno 24 ore. Oltre ad essere una delle città più rilevanti con i suoi 500.000 abitanti, ha un importante significato storico legato ai Gulag. Qui infatti è possibile visitare uno dei pochissimi Gulag (museo) rimasti in territori della ex URSS. Purtroppo però noi non abbiamo assolutamente tempo perchè dobbiamo raggiungere per oggi almeno la città di Kurchatov a circa 1h e 30 dal vero obiettivo chiamato Semej Semipalatinsk. Ci mancano circa 7 ore di viaggio ancora per la tappa di Kurchatov dove poi ci fermeremo a dormire. E così il viaggio è progressivamente avanzato senza troppi intoppi. Siamo arrivati nel primo pomeriggio dove abbiamo incontrato un’altra guida che sarà dedicata a noi per la visita del sito nucleare di Semipalatinsk. A questo punto tappa nell’albergo Sovietico Маяк, il più lussuoso della storia di Kurchatov al folle prezzo di 20€ per una notte!

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Viaggio a Kurchatov: la Pripyat di Semipalatinsk

Se ci seguite da un po’ di tempo saprete del nostro pazzo viaggio a fine 2021 nella zona di esclusione di Chernobyl. Ebbene qua il clima che si respira nel villaggio di Kurchatov è molto simile a quella storica spedizione in Ucraina. Troviamo palazzi distrutti e in stato di abbandono, grandi statue ma senza l’iconico Lenin bensì a Kurchatov c’è l’eccezione con la gigantesca statua di Kurchatov in persona, da cui la città prende il nome. Fondata nel 1947, la città di Kurchatov nacque per ospitare migliaia di scienziati e militari coinvolti negli esperimenti nucleari sovietici. Inizialmente priva di nome, questa città venne edificata in tempi record dai detenuti provenienti dai gulag sovietici. Solo in seguito prese il nome da Igor Kurchatov, il fisico padre della bomba atomica sovietica. Questa città-fantasma, un tempo abitata da oltre quarantamila persone, era inesistente sulle mappe ufficiali sovietiche. La segretezza era assoluta: le famiglie residenti non potevano comunicare con l’esterno, e spesso erano ignare della gravità delle operazioni nucleari condotte nelle vicinanze. La giornata è splendida e decidiamo di fare due passi in centro. I bambini ci guardano e salutano incuriositi. Probabilmente non passa mai nessun forestiero da qui! Le temperature sono rigide e abbiamo il privilegio di vedere il vicino fiume ghiacciato. Meraviglia pura. Nella piazza centrale l’iconica falce e martello.

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Semipalatinsk e la bomba atomica Sovietica

Il 29 agosto 1949, con il test denominato “Primo raggio”, l’URSS fece esplodere la sua prima bomba atomica, dando ufficialmente inizio alla corsa nucleare sovietica. L’esplosione generò una luce più intensa del sole e una gigantesca nube a fungo visibile a centinaia di chilometri di distanza, provocando panico e confusione tra le popolazioni locali. Negli anni, gli esperimenti si susseguirono in modo regolare, contaminando irrimediabilmente l’ambiente. I residui radioattivi penetrarono il suolo e contaminarono le falde acquifere, compromettendo l’ecosistema locale. La popolazione residente subì gravissime conseguenze sanitarie. A Semipalatinsk e nei villaggi circostanti, il tasso di cancro e malformazioni congenite aumentò in maniera drammatica. Intere generazioni furono segnate da patologie genetiche e malattie croniche, risultato diretto della contaminazione radioattiva.

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Visitare il Poligono 2: sito nucleare di Semipaltinsk

Nel 1953, il fisico Andrej Sacharov guidò il programma per la bomba termonucleare Sovietica. Il test ebbe effetti devastanti e imprevedibili, con danni collaterali superiori a quanto previsto. Questo evento segnò profondamente Sacharov, spingendolo a diventare un fervente oppositore degli armamenti nucleari. Nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Poligono di Semipalatinsk fu definitivamente chiuso. Il Kazakistan, sotto la guida di Nursultan Nazarbaev, intraprese un processo di denuclearizzazione totale, trasferendo in Russia oltre 1.400 testate nucleari rimaste sul suo territorio. La denuclearizzazione rappresentò un passo fondamentale per il Kazakistan, migliorandone l’immagine internazionale e aprendo nuovi rapporti diplomatici con la comunità internazionale.  Oggi è possibile visitare il sito nucleare di Semipalatinsk facendo tutte le varie richieste in anticipo. Sarà obbligatorio essere seguiti da una guida accreditata che mostrerà diversi punti di interesse. Abbiamo visto villaggi distrutti ed abbandonati e ci siamo mossi all’interno del Poligono in auto fino a raggiungere lo spot più famoso in assoluto: il Lago Atomico. Qui a seguito di un’esplosione di una bomba atomica si è creato un cratere che oggi vediamo come lago. Anche se non sembra, parliamo di un cratere da 500 metri di diametro per 100 metri di profondità! Dopo questa splendida giornata di esplorazione e la conclusione con cena nel centro città di Semej ora è tempo di raggiungere Astana.

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Visitare Astana: la (nuova) capitale del Kazakistan

Purtroppo il nostro tempo a disposizione per questo viaggio in Kazakistan volge verso il termine. Se vogliamo vedere un minimo la città nonché capitale, dobbiamo partire subito e viaggiare tutta la notte senza fermarci a dormire! Le distanze in Kazakistan sono sempre enormi. Ci attendono oltre 8 ore di viaggio. Tra uno sbadiglio e l’altro, con annesse Red Bull, arriviamo finalmente nella capitale del Kazakistan che è già mattina. Alle 7:30 siamo davanti al nostro Ramada Hotel. Ce l’abbiamo fatta e siamo ancora vivi nonostante la faticaccia! Finalmente siamo nel primo vero albergo di qualità da quando siamo arrivati qui. Ne approfittiamo subito per un’ottima doccia rigenerante, facciamo colazione e ci prepariamo. Alle 12 abbiamo prenotato un tour privato della città di Astana!

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Viaggio in Kazakistan: cosa vedere ad Astana

Astana conosciuta come Nur-Sultan, è una capitale insolita situata nel cuore della steppa Kazaka. Fondata per volere politico, questa città rappresenta un laboratorio urbanistico unico al mondo, contraddistinta da strade immense e traffico intenso, spesso impraticabile. L’assenza di trasporti pubblici efficienti rende l’uso dell’auto quasi obbligatorio, contribuendo a una strana sensazione di isolamento e solitudine che sorprende i visitatori fin dal loro arrivo. Nel 1994, il presidente Nursultan Nazarbaev decise, con decreto, lo spostamento della capitale dalla grande metropoli Almaty alla piccola città settentrionale di Akmola, poi ribattezzata Astana nel 1998. Ufficialmente, le ragioni erano la centralità geografica e la possibilità di espansione, contrapposta al sovraffollamento e ai limiti territoriali di Almaty. Non mancano però versioni alternative, come quella di una fuga politica dai nemici di Nazarbaev o la necessità di affermare il controllo su una regione settentrionale abitata prevalentemente da Russi.

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Itinerario di viaggio in Kazakistan: giorno 9 e 10

Astana è situata nel nord del Kazakistan, immersa nella steppa infinita. La posizione isolata contribuisce ad un’atmosfera unica, accentuata dal clima estremo: Astana è la seconda capitale più fredda al mondo dopo Ulan Bator in Mongolia. Gli inverni sono rigidi, con temperature che scendono regolarmente fino a -40°C. Queste condizioni climatiche estreme influenzano pesantemente la vita quotidiana e la progettazione urbana. Astana si distingue per l’architettura moderna e avveniristica, in particolare le opere del celebre architetto britannico Norman Foster. Due esempi notevoli sono la torre Bayterek, alta 97 metri, simbolo della nuova capitale, e il Khan Shatyr, il più grande centro commerciale del mondo a forma di tenda di vetro. La città è progettata su larga scala, con distanze enormi tra gli isolati, rendendo difficile camminare e praticamente impossibile usare mezzi alternativi come biciclette o metropolitane, del tutto assenti.

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Punti principali da vedere ad Astana in Kazakistan

Per un breve soggiorno ad Astana è essenziale visitare: la Cattedrale ortodossa dell’Assunzione, nonché la chiesa più importante di tutto il Paese. Prima del 1997 c’era una precedente chiesa più importante nella vecchia capitale di Almaty. Piazza dell’Indipendenza: questo enorme spazio ha un grande valore sia a livello storico ma anche come palazzi. Qui oltre all’iconico Monumento Kazakh Eli possiamo vedere anche una strana Piramide: il Palazzo della Riconciliazione. Sempre qui troviamo anche il Museo Nazionale del Kazakistan che però è chiuso di lunedì. Un luogo in cui immergersi e perdersi per almeno un’ora. A questo punto ci avviciniamo all’emblema della città e del Paese, la Torre Bayterek: imperdibile per il panorama e il rito dell’impronta dorata di Nazarbaev da fare all’interno. Centro commerciale Khan Shatyr: simbolo di lusso e modernità, con un ambiente climatizzato costante. Moschea Nur-Astana: tra le più grandi e belle dell’Asia centrale. A questo punto leggermente fuori dal centro, la sorpresa. Finalmente abbiamo modo di sgranare gli occhi e di vedere il meraviglioso Shuttle Sovietico Buran. L’originale si trova in un Hangar segreto dentro Baikonur come vi dicevamo sopra. Per concludere la giornata di visita andiamo da Arba Wine a fare una degustazione di vini del Kazakistan della cantina di Almaty.

Conclusioni sul viaggio in Kazakistan

Il viaggio in Kazakistan è stato uno dei più duri mai affrontati in tutta la nostra vita. Lunghe distanze da coprire in un tempo purtroppo limitato come sempre. Torniamo a casa assolutamente soddisfatti e felici per quanto abbiamo visto. Il sogno si chiamava sicuramente Mangystau nonostante la vita in tenda sia certamente impegnativa. Ma ci tenevamo molto, aldilà della visita ad Astana, a vedere con i nostri occhi il lago d’Aral o ciò che ne resta, ma soprattutto Semipalatinsk. Zone assolutamente fuori dai percorsi turistici e destinazioni uniche da vedere almeno una volta nella vita. Almeno secondo noi! Per volare legalmente con il drone in Kazakistan, abbiamo ottenuto tutti i permessi grazie al supporto di Dronezine. Infatti è richiesta un’assicurazione per il drone valida anche in Kazakistan. Inoltre con la copertura assicurativa di Dronezine c’è anche la tutela legale e viene rilasciato gratuitamente il documento internazionale che viene emesso in lingua inglese ed accettato dalle autorità internazionali, come in questo caso. Se volete rivivere con noi ogni momento di questa avventura, non perdetevi i video su YouTube, dove potrete vedere tutto ciò che non siamo riusciti a raccontare a parole. E per un assaggio di quello che abbiamo vissuto o di altri spoiler di nuovi viaggi, seguiteci su Instagram con foto esclusive e i momenti più emozionanti.

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